22 dicembre, 2014

Un barbone mi ha salvato la vita


Tornare a Roma, significa rivivere gli anni spensierati dell'università
. Le feste, le diverse comitive, gli eventi, i tanti momenti belli e divertenti. Ma non ci sono soltanto i ricordi positivi. La notizia dell'infarto di papà (poi tutto ok), i traslochi, le fidanzate di Mauro (il mio migliore amico e compagno di università) e soprattutto la notte in cui ho rischiato la vita.

Anni Novanta. Sono una giovane studentessa della Sapienza. Durante la settimana esco due o tre volte con gli amici. Mai nei weekend. Troppi ragazzini nei locali. Le volte in cui torno a casa da sola, con la mia Ford Fiesta nera, cerco di rientrare in orari in cui c'è movimento in strada: o prima di mezzanotte o all'alba (dopo la colazione con la sorchetta), quando i primi pendolari si muovono per andare a lavoro.

Una sera sono troppo stanca per aspettare il sorgere del sole. Saluto tutti e per 4 di notte sono già sotto casa. Sto cercando parcheggio. Che culo: c'è posto nello spiazzo, adibito a parcheggio, a 200 metri dal mio portone. E' ancora buio. Chiudo la macchina, prendendo in mano il mio Motorola (non si sa mai). Faccio i primi passi sul marciapiede e  mi accorgo che un'altra auto frena di colpo producendo un rumore di sgommata. L'auto si ferma a circa 500 metri da me e dal veicolo scendono due ragazzi che iniziano a camminare nella mia direzione. Ho paura. Vogliono qualcosa da me? Non vedo un'anima nelle vicinanze. Che faccio? Ritorno in auto, indecisa se chiamare i carabinieri o accendere il motore e andare via.

Un barbone che dorme nel parcheggio osserva tutta la scena. Lo conosco, bazzica dalle mie parti. E' alto e grosso. E' sulla quarantina, ma la strada lo ha invecchiato di almeno altri 20 anni. Ogni tanto, gli do qualcosa da mangiare: un panino o un pacco di merendine.

Il barbone mi bussa al finestrino.
- Che succede? - domanda.
- Li vedi quei due? Ho paura che vogliano farmi del male - rispondo tra le lacrime.
- Stai tranquilla: ti accompagno fino a casa. Non avranno il coraggio di avvicinarsi. In ogni caso, ho un bastone.
-E se quelli hanno una pistola?
- Vieni con me. Fidati.
- Va bene.

Il barbone mi scorta fino al portone, mentre i due rimangono fermi a osservarci, accanto alla loro auto.
- Su, prendi l'ascensore - dice il mio salvatore - io rimango qui davanti ancora qualche minuto.

Sono salva. Sotto shock. Sto tremando. Non riesco a prendere sonno.

La sera successiva il senzatetto ha sistemato il suo giaciglio accanto al mio portone.
- Hai mangiato? - gli chiedo.
- No.
- Ok, vado a prenderti una pizza.

Ho rincontrato altre tre o quattro volte quel 40enne sfiorito troppo in fretta. Gli ho dato qualche soldo con la raccomandazione di non spenderlo in alcol. Poi è sparito. Senza di lui, forse non sarei qui a raccontare questa storia. 

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