16 dicembre, 2007

Ho perso le parole...


Torno adesso dal concerto di Ligabue al Forum di Assago. Non esiste un aggettivo appropriato per descrivere la bellezza dell'evento. Fantastico, meraviglioso, inebriante, entusiasmante, sono poca cosa rispetto alla sensazione di essere lì, a pochi metri dal palco. Così vicina da riuscire a vedere le sue rughe.

Premetto: non ero mai stata a un concerto
. Immaginavo che mi sarei stancata e scocciata di sentire la gente addosso, magari anche sui piedi.... Invece non è andata così. Ho cantato a squarcia gola, con un vasto repertorio di stecche. Il ragazzo davanti a me ogni tanto si toccava l'orecchio per indicare un timpano compromesso dai miei urli, stonati. Ho fatto finta di non capire e ho continuato a emettere suoni con tutta la forza che avevo in corpo. Insomma, una serata indimenticabile. Grazie Andre, grazie Liga!
Questo video lo ha realizzato Andre. Le mani che coprono Liga sono le mie. Le stecche pure. http://it.youtube.com/watch?v=vBusKwcdZ-A




11 dicembre, 2007

Capezzone, il politico semplice


Fiumicino, volo Alitalia Roma-Milano, ieri pomeriggio. Ritardo pazzesco a causa di una grandinata (col sole!) nella Capitale e alla fitta nebbia in Lombardia. Daniele Capezzone (foto) è in fila al gate insieme agli altri passeggeri. Sta sempre al telefono, ma si confonde tra le persone infuriate per la lunga attesa. Il suo mi sembra un comportamento strano, poco vipparolo. Potrebbe usare la sua notorietà per passare avanti (come ho visto fare ad altri vip o presunti tali) e invece è lì, un viaggiatore come tanti. Mi aspetto di trovarlo nelle prime file, tra gli elegantoni della prima classe... e invece il suo posto è sulle ali, poco prima delle uscite di sicurezza. Mi piace questo politico semplice, che non approfitta della posizione per avere vantaggi. Una bella pernacchia alla casta. Quasi quasi la prossima volta lo voto!
PS. E' più basso di come lo immaginavo e ha un bel fondoschiena rotondetto. In alcune espressioni somiglia a Gianni Riotta (vedi foto).

05 dicembre, 2007

Tredicesima? Un sogno


I più fortunati l’hanno già intascata, qualcuno la attende con ansia pensando a come dilapidarla fino all’ultimo centesimo. Altri l’hanno spesa prima riceverla. Parlo della tredicesima, quello stipendio aggiuntivo che ti permette di comprare i regali di Natale o di partire per una bella vacanza. A me questo lusso non è concesso: benché guadagni bene, faccio parte di quel popolo di “precari” senza voci in capitolo. E così anche quest’anno stringerò la cinghia per comprare il regalo ai nipotini. Loro mica possono capire di precariato e tredicesima.

13 novembre, 2007

Qualche freddura di Claudio Bisio

Quattro battute, di conto, giusto per ridere un po'.

Il marinaio spiegò le vele al vento….
…il vento non capì!

Se la montagna viene da te e tu non sei Maometto…
….corri perché è una frana!

Amore,
non ne hai mai abbastanza…
sono le tre e mi dici spingi,
sono le quattro e mi dici spingi, spingi
sono le cinque e mi dici spingi, spingi, spingi
non ce la faccio più…
tre ore di altalena sono una gran rottura di ciglioni!

…Ieri sera ti ho cercato tanto…
…ho provato ovunque…
…ma niente…
…di te non c’era traccia…
…sono andato a letto senza di te…
…mi sentivo nudo…
…e il vento passava sul mio corpo…
…facendomi provare brividi di freddo…
…ma dove eri finito?
…PIGIAMA DI MERDA!

23 ottobre, 2007

Mi ha fregata, mannaggia!


Per caso ho trovato il suo nome sul programma del meeting e mi si è acceso l'entusiasmo. "Che bello! - ho pensato - Finalmente lo rivedrò. Il mio honey". L'ultimo incontro risale al settembre dello scorso anno, più di 12 mesi lontani e senza comunicare.

Mi sono svegliata presto e ho perso tempo nella scelta del vestito giusto. Alla fine ha prevalso la bellezza: gonna e giacca. Praticamente, con la temperatura invernale di oggi, mi sono congelata. Ma lui non c'era, ha rinunciato senza avvisare per tempo. Risultato: ho preso un raffreddore per nulla.

20 ottobre, 2007

La citazione

Sul Magazine del Corsera
Doris Lessing: la donna è Nobel, qual piuma al vento
Chapeau

Che palle!


Se a una ragazza con questa mise bianca gli si dice: "Che palle!", lei si offende? Sul serio?

18 ottobre, 2007

L'amore secondo Vinicius de Moraes


Vinicus de Moraes è conosciuto soprattutto come l'autore della canzone "Garrota de Ipanema" (ragazza di Ipanema), un classico della musica brasiliana. Ma in pochi sanno che de Moraes, scomparso nel 1979, ha scritto anche delle bellissime poesie. A tradurle in italiano ci ha pensato addirittura Giuseppe Ungaretti che lo ha conosciuto nel '37 durante un viaggio in Brasile. Tra le liriche del poeta, quasi tutte sull'amore, ce ne sono due che per me sono molto speciali, perché mentre le leggo in silenzio, o le recito a memoria, le sento vibrare nella pancia.

Eccone una (Estoril, ottobre 1939)

Sonetto della fedeltà

Prima di tutto, al mio amore sarò attento
e con tanto zelo, e sempre, e tanto
che pur di fronte al maggior incanto
di esso sia più ebbro il mio pensiero.

Voglio viverlo in ogni vano momento

e in sua lode spargerò il mio canto
e riderò il mio riso e verserò il mio pianto
al suo dolore o alla sua allegria.

E così, quando più tardi mi cercherà

forse la morte, angoscia di chi vive
forse la solitudine, fine di chi ama

io passa dire dell’amore (che ho avuto):

che non è immortale, dato che è fiamma
ma che è infinito fino a quando dura.

....Il rimescolio nello stomaco, lo sentite anche voi?

17 ottobre, 2007

Mannaggia al calcio

La prima volta che ho incrociato il suo sguardo ero impicciata: un sacco di lavoro da fare e poco tempo per farlo. Il solito tran tran ma con l’angoscia e il pressing dei colleghi. “Su muoviti. E’ pronto? Ci vuole molto?”. Non gli ho dato retta. A mala pena l’ho salutato: “Ciao” e un cenno con la testa. Ancora mi domando se lo ha sentito. Forse no, ma ha risposto con un sorriso, in ogni caso ha capito. Lui è un vip, nella fattispecie il classico uomo di mezza età: belloccio dalla chioma folta, intelligente e carismatico. Ha creato la sua fortuna grazie a un acume spiccato, condito da un buon senso critico e una verve ironica invidiabile. Insomma, uno dei pochi che è emerso per meriti. Quel giorno non sono riuscita ad avvicinarlo per scambiare una parola. Tanto ci saremmo rivisti, ancora lì in ufficio, anche se preferivo presentarmi subito in modo che si ricordasse di me. Peccato, carpe diem sfuggito.
L’ho rincontrato per caso qualche sera fa. Mi trovavo in compagnia di Alberto, intenta a parlare dei vecchi tempi, che il belloccio famoso mi spunta alle spalle. Lui e Alberto si conoscono e attaccano a parlare di calcio: “Secondo te il Milan… la sceneggiata di Dida…”. Mi sorbisco queste lunghe chiacchiere: “Hai sentito cosa ha detto Galliani? … ne hanno già fatto una barzelletta… non è una bella figura…” I minuti passano, Alberto non mi degna di uno sguardo e mi domando: “Ma guarda questo che ci ha disturbati!”. Dopo i ricchi commenti (o pettegolezzi) calcistici finalmente si presenta, mi stringe (troppo) la mano, tenta un complimento senza convinzione e sparisce velocemente, così come è arrivato. La conversazione sul Milan era necessaria? Mannaggia al calcio.

16 ottobre, 2007

Simone Cristicchi, “come Biagio Antonacci” ma senza simpatia


Vestito marrone a righe di ottima fattura (a mio giudizio, ma non sono un sarto), occhiali da sole graduati e vistosa custodia rigida per la chitarra. Ho incontrato Simone Cristicchi sul volo Roma-Milano. Impossibile non riconoscerlo con quella capigliatura a forma di aureola che gli avvolge la testa come un casco naturale.

Appena l’ho visto ho iniziato a canticchiare nella mente “studentessa universitaria triste e solitaria nella tua stanzetta umida… i soldi dell’affitto te li manda papà”. Questa canzone mi è sempre piaciuta, forse perché mi ci ritrovo. Anch’io ho studiato lontano da casa, anch’io grazie ai soldi di papà. Il piacere di incontrarlo si è dissolto in un batter d’occhio. Mi è bastato osservarlo: scontroso, antipatico. Aveva preso il mio posto sull'aereo e non ha digerito di dovermelo cedere. Cose da matti! Simone, Simone, su quel volo hai perso un’ammiratrice.

10 settembre, 2007

Il piccolo panda


Un tenero cucciolo di panda riposa in incubatrice. I panda non sono animali prolifici, soffrono di una certa riluttanza sessuale. Vedere un nuovo nato può essere una festa, per chi lo ha generato, per chi avrà la possibilità di coccolarlo e nutrirlo e per me che mi commuovo davanti allo spettacolo di un dolce piccolo panda. Dargli un nome? Perché no. Adesso ci penso.

16 febbraio, 2007

Niente trucchi da quattro soldi


"Per imparare a scrivere leggete la cronaca nera". Lo ha detto un esperto, uno che con le parole ci campa da prima della mia nascita. Un dogma da prendere sul serio, se ti mancano idee e voglia di sperimentare. Ma la frase ha un qualcosa di stonato. In verità non sono tanto d'accordo: la cronaca è espressione asettica e quando perde questa dimensione diventa umorale e di parte. Intollerabile per i deboli di stomaco.
Per imparare, non disponendo di un maestro, ho arruolato Carver. Come rimanere impassibili davanti a un suo racconto? Le pagine dello scrittore ti segnano, ti scavano dentro aiutandoti a riflettere. Guardi il suo lavoro e pensi: "Anche un bambino è in grado di buttar giù questo resoconto...". Poi lo osservi meglio, lo analizzi calcolando virgole e termini come in un'equazione matematica. Oddio quante variabili! Ne ho dimenticata qualcuna? Così scopri il sottobosco fertile di sudore: la precisione del linguaggio, l'espressione scarna, semplice e al tempo stesso efficace, le frasi perfette. Centro. Ancora però hai dubbi: "E' davvero l'esempio da seguire?". Per convincerti, ti tuffi su qualche frase ad effetto presa a caso nel pamphet Niente trucchi da quattro soldi, azzerando le regole che hai costruito in anni di carriera. Quando ne esci sei ancora più convinto di prima: hai trovato la soluzione.
E per favore non chiamatelo minimalista, si arrabbierebbe. Semmai realista.

15 febbraio, 2007

Attenzioni particolari


In aeroporto: "Signorina, se vuole le do un passaggio in centro".
"No, grazie. Prendo i mezzi".
Per strada: "Sei carina!"
Mi giro e semplicemente lo fulmino con gli occhi.
Ma che c'è, si avvicina la primavera e aumenta la carica di testosterone?

Conto alla rovescia

Pochi giorni e sarò a Milano. Città nuova, lavoro nuovo, vita nuova. E spero anche amore nuovo! Per il momento festeggio. Ieri, San Valentino, ho brindato con l'ex e con gli amici - ci siamo scolati 10 bottiglie tra bianco, rosso e moscato - oggi, San Faustino protettore dei single, mi limiterò a stappare i San bitter snobbati.
Comunque, Cin!

14 febbraio, 2007

O tell me the truth about love

Some say that love's little boy,
And some say it's a bird,
Some say it makes the world go round,
And some say that's ansurd,
And when I asked the man next-door,
Who looked as if he knew
His wife got very cross indeed,

And said it wouldn't do.

Does il look like a pair of pyjamas,
Or the ham in a temperance hotel?
Does its odour remind one of llamas ,
Or has it a comforting smell?
Is it prickly to touch as a hedge is,
or soft as eiderdown fluff?
Is it sharpor quite smooth at the edge?
O tell me the truth about love.

Our history books refer to it
In cryptic little notes,
It's quite a common topic on,
The Transatlantic boats;
I've found the subject mentioned in
Accounts of siucides,
And even seen it scribbled on
The back of railway-giudes.

Does it howl like a hungry Alsatian,
Oo boom like military band?
Could one give a first-rate imitation
On a saw oe a Steinway Grand?
Is its singing at parties a riot?
Does it only like Classical stuff?
Will it stop when one wants to be quiet?
O tell me the truth about love.

I looked inside the summer-house;
It wasn't ever there:
I tried the Thames at Maidenhead,
And Brighton's bracing air.
I don't know what the blackbird sang ;
Or what the tulip said;
But it wasn't in the chicken-run,
Or underneath the bed.

Can it extraordinary faces?
Is it usually sick on a swing?
Does it spend all its time at the races,
Or fiddling with pieces of tring?
Has it views of its own about money?
Does it think Patriotism enough?
Are its stories vulgar but funny?
O tell me the truth about love.

When it comes, will it come without warning
Just as I'm picking my nose?
Will it know on my door in the morning,
Or tread in the bus on my toes?
Will it come like a change in the weather?
Will its greeting be courteous or rough?
Will it alter my life altogether?
O tell me the truth about love.

(W. H. Auden)

05 febbraio, 2007

La carezza che viene da lontano


Credere nelle coincidenze non fa parte del mio carattere.
Così come escludo l’esistenza del colpo di fulmine, ma quel giorno è successo qualcosa di strano. Seduta comoda sul divano con le gambe accavallate e i piedi all’insù, svolgevo il mio rito quotidiano preferito: sfogliare il giornale.

So sempre su quale pagina fermare lo sguardo, a seconda del giorno, e in genere salto la politica: troppo noiosa e poi ci capisco poco. Ma quel giorno i miei occhi vengono rapiti da un incipit magico a pagina 7. Senza rendermi conto sto leggendo un articolo sulle elezioni, e mi piace, mi appassiona, sembra quasi un racconto. Vado fino in fondo, stupita: “Questo tizio dovrebbe fare lo scrittore, non il giornalista” mi ripeto. Non esito un attimo: mi metto al computer e gli scrivo una mail di elogi. Mai avrei pensato nella sua risposta immediata. I ringraziamenti dell’uomo al di là della rete sono conditi da consigli simpatici sulla scrittura, la soggettività dell’approccio con le parole, l’esperienza del cronista, ecc. “Tu devi scrivere come te. Chissenefrega di come scrivo io!”, mi bacchetta subito dopo un mio complimento esagerato.

Le nostre mail si succedono, si inseguono, tutti i giorni. E gli argomenti sono vari, ma mai seri. Siamo noi, io e honey. Sì, honey, l’ho ribattezzato così. Noi due comunichiamo senza conoscersi, ci nutriamo delle nostre frasi, prendendoci in giro all’occorrenza. Non ci serve sapere altro. Chi siamo non importa.

Passano i mesi e honey diventa parte della mia giornata, mi ascolta e ribatte in tempo reale. Chattiamo cavalcando la notte, entrambi insonni, entrambi alla ricerca di compagnia e conforto.
Le sere più piacevoli iniziano con la sua freddezza quando tocco il tasto sesso. Lo provoco, voglio sapere delle donne che frequenta, se lo attira il tipo formosa-siliconata, o semplice “acqua e sapone”, ma non c’è verso di farlo parlare. Rigido sulla tastiera, mantiene il suo aplomb. La sua dolcezza nel tentare di cambiare argomento quasi mi commuove. Possibile che sia così tenero? Difficilmente si arrende alle domande scomode, soprattutto a quelle intime. Lui scivola via, glissa, sa muoversi nei meandri della retorica, a zig zag, come lo slalomista vincitore dell’ultima Olimpiade, e tace sugli argomento piccanti. L’ondeggiamento perfetto delle sue frasi diversive ha la capacità di stordirmi. Mi sto accorgendo che honey ha un potere su di me. Mi condiziona nelle scelte, mi conforta nei momenti difficili. Un potere che subisco passivamente come una lunga carezza che viene da lontano. Solo lasciandomi andare, piano piano scopro le sue fragilità. Finalmente un uomo che non si vergogna di piangere.

Hooligans

La mia disavventura con gli hooligans è datata più o meno un lustro fa. Allora sono stata fortunata perché ne sono uscita intatta. Nessuno sta piangendo la mia dipartita, come succede a Catania in questo momento. Il ricordo di quel giorno è ancora nitido, trattenuto nella memoria con forza per via dello spavento, ma i contorni mi sfuggono, quasi si trattasse di un racconto di fantasia dove io rappresento la voce fuori campo.
Ricordo che faceva freddo e la Juve era alle prese con la ennesima partita di Champions in casa. Torino brulicava di inglesi, ultras allegri e alticci come vuole la tradizione, e coloratissimi. Camminando per le vie del centro, guardavo quei volti rossi di birra: "Simpatici" dicevo tra me e me, e con il sorriso ascoltavo da lontano i cori stonati. Mai avrei pensato di essere il bersaglio di uno di loro, finché su un marciapiede stretto mi sono imbattuta in un gruppetto. I ragazzi che vengono verso di me sono giovanissimi - a occhio e croce hanno appena festeggiato la maturità - sforniti di quella peluria scura e spessa che contraddistingue le guance degli adulti. Tra loro anche pulzelle dalle chiome lunghe. Il mio passo è sicuro, ho fretta e mille commissioni da sbrigare, non faccio caso ai volti che si avvicinano. Ad un tratto alzo gli occhi e vedo un gomito che sta per colpirmi. Mi scanso, cerco di evitarlo, però è tardi, quel braccio piegato mi è addosso e impatta sulla mia gola. Un dolore fortissimo. Non respiro e cado a terra, mentre loro proseguono come se niente fosse successo. Mi prende il panico. Ho paura, gli occhi sbarrati, e ancora non respiro... Nessuno si accorge del fatto, neanche i commercianti con le vetrine sul posto. Solo il ragazzo dell'agenzia di viaggio mi vede a terra e mi viene in soccorso.
La presenza di quella mano amica mi conforta al punto che i polmoni riprendono il loro lavoro. Certo, un livido sul collo guarisce in fretta, non ci sono altri danni. Questo perché mi sono scansata altrimenti avrei preso la botta in faccia e magari adesso starei in pena per un naso rotto. E' andata così.
Ufff! Mi domando: cosa c'entro io con gli hooligans e il calcio? Non capisco. Forse dovrei cantare con De Gregori: "E non c'è niente da capire..."