02 aprile, 2008

Umberto Eco e le dieci tombe


Secondo Umberto Eco (foto) per cambiare l'Italia devono morire dieci anziane persone. Come se lui fosse un ragazzino. Riprendo e pubblico un articolo del Riformista (estratto dal sito Dagospia) che commenta le affermazioni choc dello scrittore rilasciate al giornale El Pais.


di Luca Mastrantonio
In Italia devono morire una decina di persone perché ci sia un vero ricambio generazionale, è un fatto biologico. Parola di Umberto Eco. Potrebbe un macabro gioco di società sembrare una battuta auto-ironica, visto che il professore-scrittore mondiale, serioso e goliardico, ha 76 anni. Portati benissimo, per altro, vista la performance al Nuovo Auditorium. Ma l’opinione di Eco va presa con grande cautela, visto che è una risposta, alla domanda sul “futuro italiano”, incastonata tra quella contro Berlusconi e una riflessione, ambigua, sulle Brigate Rosse.
Il futuro italiano? “Dipende dal fatto che muoiano una decina di persone che ormai sono molto grandi. È un fatto biologico. Dovrebbe arrivare una nuova classe politica. Siamo il paese con la classe politica più anziana del mondo”. Così Umberto Eco, intervistato qualche giorno fa, a Milano, da Juan Cruz, per lo spagnolo “El Pais” e l’argentina “Pagina/12”. Alla domanda perché Berlusconi vincerà ancora, Eco risponde. “Perché dice che non si devono pagare le tasse! Lui promuove la mancanza di senso dello Stato perchè non ce l’ha. Berlusconi è riuscito a istaurare un tipo di potere fondato nella sfiducia verso la magistratura e la giustizia, per cui può governare anche se ha processi in sospeso. Berlusconi non è l’effetto in questo caso, ma è la causa. Ha fatto delle leggi per permettere a chi è processato arrivare in Parlamento, e attacca continuamente la magistratura. Berlusconi ha potuto arrivare al governo attaccando le forze dell’ordine, stimolando gli istinti più bassi dell’italiano medio. E adesso è vicino ad avere il potere un’altra volta”.
E fin qui, sembra la classica intervista intrisa di antiberlusconismo – senza la solita sottigliezza sull’“ur-fascismo” del Cavaliere – ma poi, dicevamo, alla domanda sul futuro dell’Italia, risponde con qualcosa che sta tra il modello di “Dieci piccoli indiani” e un macabro “devono morirne dieci per svezzarne cento”. A propendere per la prima ipotesi, c’è la passione di Eco per i giochi letterari e la trama del giallo di Agata Christie, che ben si presta al gioco: avrà immaginato Berlusconi e altri politici “stagionati” nella villa di Nigger Islan.
Certo, De Mita insegna che l’età politica non è quella biologica e in politica ci possono essere mille vite. Ma i “dieci piccoli indiani” di Eco potrebbero diventare un cattivo gioco da salotto buono: scegliere i dieci nomi che dovrebbero venire meno per fare spazio ai nuovi.

1 commento:

Deckard ha detto...

Trovo la frase di Eco semplicemente geniale e degna di un genio quale è.
Una provocazione sublime, dove l'esagerazione e la consapevolezza che "in fondo è proprio questo il punto" convivono in un delizioso enigma (chi saranno queste dieci persone?) che probabilmente non sarà mai svelato.

Spetta a ciascuno di noi, in segreto, decidere o scommettere su chi debbano essere queste dieci persone.

Per gioco. E forse anche credendoci davvero.