02 gennaio, 2015

Che cosa salvo del mio 2014? Tre giorni


Nel bilancio della mia esistenza etichetto il 2014 come un anno difficile, ma da non cancellare completamente. Sono cambiate tante cose. Io sono cambiata (spero in meglio) e i progetti che avevo fatto per il futuro sono saltati in aria al primo soffio di vento. Doveva andare così, non ci sono santi. L'uomo che avevo scelto, che mi diceva "sei la mia anima gemella" non mi amava veramente e alla fine lo ha dimostrato. Questo mi ha permesso capire che non bisogna fidarsi delle parole: parlano i fatti.

Se penso a come ho passato i 12 mesi del vecchio anno, ho in mente soltanto una parola: lacrime. Non so se le ho versate tutte. Il mio cuore è stato messo a dura prova e sto ancora combattendo con quello che ho dentro, che mi tortura e mi salva al tempo stesso. 

Quello che non butto via del 2014 sono 3 giorni: 72 ore di felicità piena e totale. Possono bastare per riempire un'intera vita? Non lo so. La mia unica certezza è che le ho vissute e mi hanno riempita fino al midollo. Sono dentro di me, per sempre. Nate da un amore sconfinato (non normale), unilaterale, ingestibile e bellissimo, per quel poco che è durato. Non ho rimpianti. Ho dato tutto quello che potevo e forse anche di più.

Negli ultimi mesi ho imparato a convivere con i miei sentimenti: assurdi e incredibili, se li analizzo con la ragione. Che fatica! Ma non posso scacciarli, perché quando ci provo, mi travolgono come uno tsunami e mi ammazzano. Li lascio lì, a ricordarmi chi sono. Sì, perché un amore infinito ti modifica il Dna, se vuoi e se non vuoi. Càpita.

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