05 febbraio, 2015

Una buona azione regala un sorriso


C'è un freddo pazzesco. Esco tardi dal lavoro, come al solito. Sono carica di pesi: ho il notebook, qualche libro appena comprato e almeno un chilo di gomitoli di lana (proprio oggi dovevo passare in merceria?). Insomma, cammino con almeno 7-8 chili addosso. Non importa. Ho la musica nelle orecchie, accelero il passo e spero di arrivare presto a casa. Ma davanti al pronto soccorso vedo un uomo di colore in carrozzina che non riesce ad attraversare la strada sulle strisce. La carrozzina ha le ruote sgonfie, è un po' mal ridotta. Lui è pesante e in più ha una piccola valigia sulle gambe.

L'uomo non riesce a spingere da solo la carrozzina: ci mette una vita per avanzare di pochi centimetri. Mi avvicino a lui: "Posso aiutarti ad attraversare la strada?" gli domando. "Se mi spingi, mi fai un favore - commenta l'uomo -. Sai, sono appena uscito dall'ospedale". Lo avevo capito. Si vede che sta male. Lo guardo bene. Ha gli occhi dolci, come quelle persone che si lasciano guardare dentro. Non è un drogato.

- Posso fare altro per te? - gli dico dopo averlo lasciato sul marciapiede di fronte.
- Mi indichi dove posso prendere il tram?
- E' un po' lontano da qui, come ci arrivi da solo?
Lui rimane in silenzio e mi guarda.
- Ok, ti spingo fino al tram.

La carrozzina è davvero pensante: spingerla richiede energie, che non possiedo. Sono carica di borse e la strada fino alla fermata è lunga. In più, sbaglio percorso. Salgo su un marciapiede, che comprende due isolati, e mi accorgo che dopo aver spinto fino all'incrocio non c'è una discesa per la carrozzina. Quindi, torno indietro e ripeto la strada, ma passando sulla carreggiata, con la speranza che nessuna macchina ci piombi addosso.

Ho il fiatone. Non ce la faccio più. Ripeto a me stessa "dai, un ultimo sforzo" e non mollo. Raggiungo la fermata proprio nel momento in cui arriva il tram. Una corsetta. Ci sono. Il conducente del tram aziona la pedana. Faccio salire la carrozzina sul mezzo e scendo al volo, prima della chiusura delle porte.

L'uomo aiutato mi saluta alzando la mano, con le lacrime agli occhi. Ho il sorriso stampato in volto e mi accorgo di avere un forte mal di schiena a causa dello sforzo. Ma sono troppo contenta della mia buona azione: ho voglia di saltare. Chiamo subito la mamma per raccontare questa esperienza. E' proprio vero: aiutare gli altri fa soprattutto bene a me. 
"La nostra vita non è nostra. Da grembo a tomba, siamo legati ad altri. Passati e presenti. E da ogni crimine e ogni gentilezza generiamo il nostro futuro" (Sonmi 451, in Cloud Atlas)

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