07 novembre, 2006
Una Iena al gate
Seduta al gate in tutta tranquillità e in compagnia di un libro di Carver, stavo aspettando il mio aereo quando mi si palesa davanti una sagoma scura. Alzo gli occhi: è un uomo vestito di nero. Lo riconosco subito, è uno delle Iene. Lo saluto e gli chiedo come mai si trova lì. A lui basta questo per dirmi: “Ciao, posso sedermi vicino a te?”. Potevo rispondergli di no? Iniziamo a chiacchierare come se fossimo vecchi amici, prendendoci in giro all’occorrenza. Lui mi spiega che i capelli rossi sono un handicap per gli uomini di comunicazione perché non aiutano la carriera, mentre le donne traggono vantaggio, soprattutto nel mondo dello spettacolo, dal pelo color del fuoco. Lo guardo con poca convinzione e lo lascio continuare. Si capisce che ama parlare, tenere banco, sorride spesso e mi guarda dritto negli occhi. “Carino, non mi faccio intimidire da uno sguardo diretto”. Lui mi domanda cosa faccio, dove vivo, dove ho studiato, se sono fidanzata. Cerco di rispondere senza entrare nei dettagli, in fondo un po’ di mistero piace, e poi perché dovrei raccontare la mia vita a un tizio appena conosciuto, per quanto simpaticissimo? Il nostro bla bla bla prosegue: “Sai cara, è bello parlare con te. Qui ho trovato una certa aria ostile nei miei confronti, solo adesso mi sto rilassando”. “Ci credo, sei venuto a girare un servizio sulla ‘ndrangheta! Non ti potevano stendere il tappeto rosso, ti pare?”. Abbozza un leggero complimento e io lo placco subito: “Lascia perdere, non mi piacciono i complimenti”. Cos’altro posso dirgli? Occorre mantenere le distanze: lui è sposato e ha due figli. “Mannaggia!” penso tra me e me. E poi è arrivata l’ora di imbarcarsi. Salendo sull’aereo lui mi domanda: “Ci scambiamo l’email?”. Subito dico di no, ma poi ci ripenso quando lo osservo mentre afferra il mio bagaglio a mano, lo porta sull’aereo e lo sistema nelle cappelliere. Un vero cavaliere. Il volo procede silenzioso, io in prima classe, lui molto dietro di me. Attendo con ansia il momento di salutarlo e di lasciargli le mie coordinate. Ma scesa a terra, mi accorgo che è sull’altro bus: lo ribeccherò? Sì, eccolo. Di fretta mi chiede: “la tua mail?”. Gliela dico a voce, ma è complicata, non la ricorderà, sono sicura. Infatti, non mi ha mai scritto.
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