«Sei il mio arcobaleno». «Ti abbraccerei, anche se tu fossi un cactus e io un palloncino». Andrea si presenta così. Manda disegnini d'amore, frasi tenere, cuoricini e una valanga di fiori (reali). Conosciuto su un'app di incontri, è carino, 50enne, mente sull'età e sulla laurea (questo ancora non lo so), scrive in modo perfetto (niente «xke" o strafalcioni grammaticali) e vuole condividere la sua giornata. Dopo due settimane di chat e telefonate scatta il primo appuntamento. Ci piacciamo. Al primo incontro non mi tocca perché cerca «una relazione seria». Al terzo mi parla delle sue caratteristiche fisiche. E di certe suoi attributi "importanti": «E’ grande, molto grande» mi spiega. Panico. Perché io sono piccola e minuta, e queste dimensioni così grandi mi spaventano un po’. Mi viene in mente un romanzo che ho letto anni fa: Doctor sex di T Coraghessan Boyle , basato sulla vita di Alfred Kinsey. Per chi non lo sapesse, Alfred Kinsey è stato il primo sessuologo della storia, il primo ad aver studiato il sesso in maniera scientifica. Si dice che lo abbia fatto perché aveva misure extra-large con le quale non riusciva ad avere rapporti con la moglie.
Mi chiedo: «Davvero posso scartare Andrea per questioni di centimetri?». No. Lui è così attento. Un vero principe azzurro. Sfodera la frase magica: «Voglio prendermi cura di te». Mi convince. Al quinto appuntamento vado a casa sua. E mi dice: «Ti ho liberato una parte dell'armadio e un ripiano in bagno per le tue cose». Ma come? Non abbiamo ancora fatto sesso? Dai. Penso che sia un po' avventato e mi commuovo.
A questo punto manca soltanto il test a letto. Come va? Un dolore immenso. Andrea è un super-dotato da manuale: Rocco Siffredi lo scritturerebbe al volo per i porno. «Ahi!» esclamo quando proprio non trattengo la sofferenza. Ma lo conforto: «Non preoccupati, ho bisogno di allenamento». Sono convinta di poter superare l'ostacolo. Perché sono una romantica, perché voglio da lui amore e non solo sesso. Voglio bermi tutte le sue frasi da pazzo-di-me. Che illusa, vero? La verità è chiara a entrambi: siamo anatomicamente incompatibili. Quello che dovrebbe essere un momento di piacere si trasforma in un incubo, i secondi diventano minuti, i minuti ore. Alla fine ci riusciamo, arriviamo al culmine, ma non è da 10 e lode, né per lui né per me.
L'idillio finisce dopo due settimane. Andrea si è stancato: in un nanosecondo toglie la maschera da principe azzurro, diventando un estraneo. «Che cosa hai? Sei diverso» gli chiedo. La sua risposta è banale: «Questioni di lavoro». E mentre racconta menzogne in maniera spudorata, scopro tutte le sue bugie passate, una dietro l'altra. Lo mollo, anche se capisco che ormai sono innamorata. Non ho bisogno di motivazioni per chiudere, anche se lui le offre dicendo che si è allontanato perché ho provato a psicanalizzarlo. Sì, ciaone. Andrea ha giocato con me e adesso ha cambiato schema. Sull’app di incontri dove ci siamo matchati continua la sua caccia e becca una mia amica che lo riconosce. E mentre mia madre mi ripete: «Ti sei salvata da uno psicopatico», non riesco a distogliere la mente da Alfred Kinsey, da quello scienziato che per risolvere una sua caratteristica di dimensioni ha spinto tutta l'umanità a investigare sul sesso. Come Kinsey vorrei dare un contributo scientifico alla causa, invece mi limito a raccontare la mia storia.