A giudicare da come ho passato il Capodanno - a piangere tutto il 31 dicembre per poi andare a brindare con gli amici in uno stato d'animo pietoso - non ci sono i presupposti per un buon inizio del 2015. Poi, la sorpresa! Le buone notizie. A raffica, una dietro l'altra. I riconoscimenti a lavoro. I complimenti che fioccano da tutte le parti. Le lodi sperticate di cui non sono mai stata oggetto negli ultimi anni.
Ho approfittato del momento, ho cavalcato l'onda, lavorando come una pazza, e ho ottenuto quello che desideravo. Ancora non ci credo. E' successo davvero? Sicuro? Sicuro sicuro?
Per conquistarmi tutto questo, ho passato l'inferno. Senza il dolore e le sofferenze degli ultimi mesi, non avrei fatto un passo. Non avrei ottenuto nulla, senza la caparbietà e le idee (per fortuna il mezzo neurone funziona ancora). Senza Daniele che mi ha spinta e dato sicurezza in me stessa. Senza Enza che mi ha fornito ottimi suggerimenti. Senza Alessandro che mi ha sostenuta nei momenti down. Senza Carlotta che mi ha ascoltata fino al mal d'orecchie. Senza la mia famiglia che mi ha coccolata come una bimba. Senza le ragazze che mi sono state vicine e mi hanno voluto un mondo di bene: Silvia (a cui va un grazie speciale), Marghe, Alessandra, Basak, Laura, Chiara, Gaia e Mariapia. Grazie a tutti!
Se penso a quello che ho passato nel 2014, mi sento male. La mia storia è al limite del paradossale. "Perché non ci scrivi un libro?" mi dice una collega. "Lo sto già facendo e ho pure il titolo".
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