04 aprile, 2015
Nata mi vuole bene
Nata è una presenza ingombrante nella mia vita. Non le piaccio. Eppure, non mi molla. E' una rompiballe di prima categoria. Adesso capisco da chi ha preso il figlio. Non so perché si sia attaccata a me. Non c'entro nulla con le sue preoccupazioni e le sue angosce. "Aiuta mio figlio" mi dice. "Aiutalo". Le rispondo che non posso. Non voglio. Lui ha il suo percorso e deve intraprenderlo da solo. Si chiama "libero arbitrio".
Nata non è d'accordo e per convincermi ad agire mi trasmette tutto il suo dolore. In un attimo mi ritrovo nel baratro, sperduta. Incapace di risalire la china. Nata non vuole farmi del male, ne sono convinta, ma gli effetti della sua presenza sono devastanti: mi toglie tutte le energie, al punto che diventa difficile anche alzarmi dal letto per preparare un caffè.
Io e Nata siamo in lotta. Lei preme, io resisto. Le dico: "Non ci sto, non venire da me". Non funziona. Allora, lei cambia tattica. Non parla più (tanto sa che non ascolto) e singhiozza, piange. Punta a commuovermi. E ci riesce. Adesso capisco come posso aiutarla: con le preghiere. Nessuno prega per lei? Ok, lo faccio io. Prego, prego sempre. Prego quando sono sul tram, durante la pausa caffè, mentre passeggio, mi lavo o scelgo i prodotti al supermercato. Prego ancora (in latino).
Il risultato del mio sforzo è positivo. Non sento i suoi singhiozzi, nessuna lacrima. La sensazione che ho è diversa. Sento che Nata c'è ancora, mi sta vicina, ma ora senza fiatare perché non è sua intenzione ferirmi. Sento che mi vuole bene. Eh sì, avverto il suo affetto e la sua gratitudine. Sorrido e sono contenta.
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