Quest'estate le amiche me ne hanno dette di tutti i colori. "Hai sbagliato qui, hai sbagliato là. E' colpa tua se è successa questa cosa. Ti sei comportata da stronza quando hai scritto quella frase. Hai una rabbia inspiegabile". Il tutto condito da qualche insulto pesante. Come quello di Enza: "Hai rotto il cazzo!" (Enza è ancora mia amica).
E sì, perché nei mesi caldi, non ho soltanto chiuso con il fidanzato, ho litigato un po' con tutti e ho allontanato due ragazze dalla cerchia delle frequentazioni.
Le amiche ti giudicano quando è il caso. Ti vomitano tutto in faccia. Non usano mezzi termini. Il loro parere (con offese) ti serve a capire gli errori e a crescere.
Infatti, non me la sono presa quando sono stata attaccata. Ho usato le critiche per migliorare me stessa. E ha funzionato. La rabbia è sparita. Ho imparato dai miei errori e sono ritornata la donna dolcissima di un tempo. Non che prima non fossi dolce, ma adesso lo sono di più. Mi piaccio di più. Mi vedo pure più bella.
Soltanto chi ti vuole davvero bene può aiutarti in questo modo. E lo accetti, perché sai che le verità scomode non sono dette per ferirti, ma per darti una mano. Sai che nascono dall'affetto di chi si preoccupa per te. "I giudizi sono come i feedback che chiedi agli altri - commenta Alessandro -: li cerchi per capire se c'è qualcosa che non va che tu non hai notato. Sono necessari. Spesso non sei in grado di accorgerti da solo dove hai preso una cantonata".
Non ho paura dei giudizi degli altri. Anzi, mi fanno bene e li desidero. Mi piace sapere che cosa si pensa realmente di me. Senza menzogne o false apparenze. Non sopporto i comportamenti di maniera.
Oggi, senza la rabbia che ho perso per strada quest'estate, sono capace di affrontare le situazioni con maggiore sicurezza. Riesco a essere ottimista nei momenti down. E uso come mantra un'affermazione di Carlotta: "E' arrivato il momento di guardare le stelle, non i cessi". Grazie girls per il supporto.
02 dicembre, 2014
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