19 novembre, 2014

Il bello e il brutto del party vip


Locale di lusso. Lista chiusa
. Non entri se non spuntano il tuo nome sul tablet. Dresscode: elegantissimo. Sono un po' a disagio all'ingresso. Donne in abito lungo e sandali. Iperingioiellate. Uomini con occhiali da sole (sono le 22) e cappotto con stola di pelliccia (?). Tolgo il cappottino leggero e vengo squadrata. Una radiografia veloce. Il mio vestitino sparkly è perfetto. Sono carina. All'altezza della location. Di conseguenza scatta la richiesta: "Se mi lasci la tua mail, ti invito ad altri eventi" mi dice la ragazza-immagine. Rispondo: "Ma certo".

Il locale è pieno di gente. Molti vip (che non riconosco, a parte uno) e tante starlette. Mi rincuora sapere che sono lì con Chiara che conosce tante persone. E così, supero la ritrosia iniziale, quella che mi fa pensare "perché non sono rimasta a casa a leggere un libro?".

Chiara mi presenta i suoi amici. Simpatici. Si chiacchiera del più e del meno. Qualche battuta per sciogliere il ghiaccio e la serata prende una piega divertente. Si balla con il drink in mano, in mezzo alla ressa perché il locale è pienissimo. Si scherza. C'è persino chi ride alle mie spiritosaggini. Finalmente un po' di leggerezza. Sto bene. Mi sento a mio agio, anche se quello non è il mio ambiente.

Cerco di non pensare ai miei casini. Ho bisogno di svago, di fare nuove amicizie, di lasciarmi il passato alle spalle. Ho l'angoscia nell'anima, ma sto cercando di reagire. Mi piace essere corteggiata, a distanza. Non permetto a nessuno di avvicinarsi.

Il tempo scorre sereno. Sorrido, ballo e tutto mi sembra più bello. Prendo pure contatti utili per il lavoro. Questi eventi sono la manna per il networking. Mi arrabbio quando mi accorgo di aver finito i biglietti da visita (proprio adesso che mi servono).

Mi sforzo di non pensare. Me lo impongo. "Non pensare, non pensare, non pensare... a Luca". Uff! "Luca...". Cavoli, non mi abbandona mai. La mia ossessione preferita. Mandarlo a fanculo non mi è bastato per cancellarlo dal cuore. Magari fosse così facile.

Francesco è l'unico che riesce a distrarmi un po'. Scopro che Francesco è il soggetto giusto da intervistare per un progetto che sto preparando. Lo bombardo di domande. Che sagoma! Gli dico: "Ti citerò nel mio progetto, ovviamente senza cognome".

E' tardi. E' ora di tornare a casa. Salto sul taxi e sorrido. Ho bevuto due bicchieri di vino bianco (per la modica cifra di 15 euro a calice). Riordino le idee. Sono concentrata sui flash della serata. Credo di essere tranquilla. Ma le lacrime sono in agguato. Arrivo a casa. Mi strucco. Mi metto sotto il piumino ed eccole lì, le bastarde. "Piangi, sfogati" mi ripeto. Mi addormento con gli occhi bagnati. Male, molto male.

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