Bret Easton Ellis |
Tornando indietro con la memoria, ai primi romanzi che mi hanno formata, mi viene in mente Meno di zero di Bret Easton Ellis, preso in mano a 18 anni (appena pubblicato in Italia). La narrazione di Bret è stata una rivelazione. Non tanto per la durezza di personaggi e situazioni (droga, sesso e perversioni dei rampolli americani anni Ottanta), ma per lo stile. Quel libro mi fatto innamorare del minimalismo.
Nel 2005 Ellis è venuto in Italia a presentare Lunar Park. Non mi sono lasciata sfuggire l'occasione di andare a conoscerlo. L'incontro con l'autore è stato uno show. Risate fino alle lacrime. Sembrava una puntata di Zelig. "Sarà strafatto", ho pensato. Da non credere. Un uomo così divertente che scrive romanzi tanto cupi e crudi.
Ma il bello è venuto a fine presentazione. Mi sono avvicinata a Bret con la mia copia da autografare. In fila, in mezzo a tanta gente. Arrivato il mio turno, lui mi ha guardata e mi ha chiesto di fargli lo spelling del mio nome. Due volte. Ok. Ha scritto qualcosa sulla seconda pagina e ha firmato. A questo punto, in un attimo, ha tirato fuori dalla tasca dei pantaloni una minimacchina fotografica digitale e mi ha scattato una foto, con il flash.
Sono rimasta pietrificata. Perché ha voluto una mia immagine? Panico. Ho preso la mia copia e sono scappata. Sul libro ha scritto:
To (il mio nome corretto)
Best one
BretDa allora, non ho più letto nulla di Ellis. Ho il terrore che mi abbia inserita in qualche romanzo, o racconto, e non voglio scoprire che personalità mi ha affibbiato.
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