La mia disavventura con gli hooligans è datata più o meno un lustro fa. Allora sono stata fortunata perché ne sono uscita intatta. Nessuno sta piangendo la mia dipartita, come succede a Catania in questo momento. Il ricordo di quel giorno è ancora nitido, trattenuto nella memoria con forza per via dello spavento, ma i contorni mi sfuggono, quasi si trattasse di un racconto di fantasia dove io rappresento la voce fuori campo.
Ricordo che faceva freddo e la Juve era alle prese con la ennesima partita di Champions in casa. Torino brulicava di inglesi, ultras allegri e alticci come vuole la tradizione, e coloratissimi. Camminando per le vie del centro, guardavo quei volti rossi di birra: "Simpatici" dicevo tra me e me, e con il sorriso ascoltavo da lontano i cori stonati. Mai avrei pensato di essere il bersaglio di uno di loro, finché su un marciapiede stretto mi sono imbattuta in un gruppetto. I ragazzi che vengono verso di me sono giovanissimi - a occhio e croce hanno appena festeggiato la maturità - sforniti di quella peluria scura e spessa che contraddistingue le guance degli adulti. Tra loro anche pulzelle dalle chiome lunghe. Il mio passo è sicuro, ho fretta e mille commissioni da sbrigare, non faccio caso ai volti che si avvicinano. Ad un tratto alzo gli occhi e vedo un gomito che sta per colpirmi. Mi scanso, cerco di evitarlo, però è tardi, quel braccio piegato mi è addosso e impatta sulla mia gola. Un dolore fortissimo. Non respiro e cado a terra, mentre loro proseguono come se niente fosse successo. Mi prende il panico. Ho paura, gli occhi sbarrati, e ancora non respiro... Nessuno si accorge del fatto, neanche i commercianti con le vetrine sul posto. Solo il ragazzo dell'agenzia di viaggio mi vede a terra e mi viene in soccorso.
La presenza di quella mano amica mi conforta al punto che i polmoni riprendono il loro lavoro. Certo, un livido sul collo guarisce in fretta, non ci sono altri danni. Questo perché mi sono scansata altrimenti avrei preso la botta in faccia e magari adesso starei in pena per un naso rotto. E' andata così.
Ufff! Mi domando: cosa c'entro io con gli hooligans e il calcio? Non capisco. Forse dovrei cantare con De Gregori: "E non c'è niente da capire..."
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