Bilancio di diamanti: due anelli di fidanzamento restituiti (per imposizione di papà) e uno tenuto. L'ultimo. Non un anello, ma un diamante a ciondolo, da portare al collo. Il solitario a ciondolo me lo ha regalato Paolo, l'uomo che stavo per sposare, quando mi ha chiesto di diventare sua moglie. E quando le nozze sono saltate, Paolo non ha voluto indietro il gioiello. Anzi. "Tienilo tu - mi ha detto sportivamente -. Non potrei darlo a un'altra".
Ho tenuto il diamante di Paolo al collo per anni. E' montato su oro giallo (preferisco il metallo giallo). Mi piace. Mi sta bene. Lo considero il bijou più bello che possiedo. Ma qualche settimana fa ho deciso di toglierlo. Mi è balenata un'idea. "Vuoi vedere che porta sfiga?". Non credo nella malasorte, in ogni caso è meglio non rischiare. Nel dubbio, via.
Per la verità, non ho mai riflettuto sulla possibilità che quella pietra bianca potesse in qualche modo condizionare le mie relazioni. Non per l'oggetto in sé, quanto per il fatto che alla vista del diamante un uomo potrebbe rimanerne colpito e chiedersi: "Quel diamante che significato ha? E' indice di una storia non finita?".
Adesso al collo ho una catenina con la croce, regalo della mia madrina. Non è la stessa cosa, ovvio. Ma almeno sono sicura che non porta sfortuna e non lascia i miei corteggiatori con un punto di domanda.
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