30 dicembre, 2014

Ode al giorno felice - di Pablo Neruda


(Una poesia di buon augurio per il 2015, grazie Andrea)
Questa volta lasciate che sia felice,
non è successo nulla a nessuno,
non sono da nessuna parte,
succede solo che sono felice
fino all'ultimo profondo angolino del cuore.
Camminando, dormendo o scrivendo,
che posso farci, sono felice.
Sono più sterminato dell’erba nelle praterie,
sento la pelle come un albero raggrinzito,
e l’acqua sotto, gli uccelli in cima,
il mare come un anello intorno alla mia vita,
fatta di pane e pietra la terra
l’aria canta come una chitarra.
Tu al mio fianco sulla sabbia, sei sabbia,
tu canti e sei canto.
Il mondo è oggi la mia anima
canto e sabbia, il mondo oggi è la tua bocca,
lasciatemi sulla tua bocca e sulla sabbia
essere felice,
essere felice perché sì,
perché respiro e perché respiri,
essere felice perché tocco il tuo ginocchio
ed è come se toccassi la pelle azzurra del cielo
e la sua freschezza.
Oggi lasciate che sia felice, io e basta,
con o senza tutti, essere felice con l’erba
e la sabbia essere felice con l’aria e la terra,
essere felice con te, con la tua bocca,
essere felice.

27 dicembre, 2014

Il mio lettore della sera


Andrea ha preso quest'abitudine: la sera, quando non esco, mi legge al telefono qualche pagina di un romanzo o di un libro di poesie. Una volta gli ho detto: "Amo gli uomini che leggono ad alta voce per me". Lui non l'ha scordato e siccome si trova a oltre 500 km, mi legge al telefono per ore.

Finora ha scelto testi che conosco bene, per cui dopo poche frasi indovino titolo e autore.
"Non vale! - commenta Andrea -. Come posso leggerti qualcosa di nuovo?".
Facile: "Devi andare su libri appena pubblicati o molto particolari!" gli spiego. Ai classici ci arrivo dall'incipit. Ai testi moderni più o meno noti: dallo stile, dalla storia o dal linguaggio.

- Ho trovato una cosa da leggerti: stavolta non indovini - afferma Andrea.
- Dammi un indizio - chiedo.
- Cile e Italia
- Neruda
- Uff! Ci hai azzeccato ancora...

22 dicembre, 2014

Un barbone mi ha salvato la vita


Tornare a Roma, significa rivivere gli anni spensierati dell'università
. Le feste, le diverse comitive, gli eventi, i tanti momenti belli e divertenti. Ma non ci sono soltanto i ricordi positivi. La notizia dell'infarto di papà (poi tutto ok), i traslochi, le fidanzate di Mauro (il mio migliore amico e compagno di università) e soprattutto la notte in cui ho rischiato la vita.

Anni Novanta. Sono una giovane studentessa della Sapienza. Durante la settimana esco due o tre volte con gli amici. Mai nei weekend. Troppi ragazzini nei locali. Le volte in cui torno a casa da sola, con la mia Ford Fiesta nera, cerco di rientrare in orari in cui c'è movimento in strada: o prima di mezzanotte o all'alba (dopo la colazione con la sorchetta), quando i primi pendolari si muovono per andare a lavoro.

Una sera sono troppo stanca per aspettare il sorgere del sole. Saluto tutti e per 4 di notte sono già sotto casa. Sto cercando parcheggio. Che culo: c'è posto nello spiazzo, adibito a parcheggio, a 200 metri dal mio portone. E' ancora buio. Chiudo la macchina, prendendo in mano il mio Motorola (non si sa mai). Faccio i primi passi sul marciapiede e  mi accorgo che un'altra auto frena di colpo producendo un rumore di sgommata. L'auto si ferma a circa 500 metri da me e dal veicolo scendono due ragazzi che iniziano a camminare nella mia direzione. Ho paura. Vogliono qualcosa da me? Non vedo un'anima nelle vicinanze. Che faccio? Ritorno in auto, indecisa se chiamare i carabinieri o accendere il motore e andare via.

Un barbone che dorme nel parcheggio osserva tutta la scena. Lo conosco, bazzica dalle mie parti. E' alto e grosso. E' sulla quarantina, ma la strada lo ha invecchiato di almeno altri 20 anni. Ogni tanto, gli do qualcosa da mangiare: un panino o un pacco di merendine.

Il barbone mi bussa al finestrino.
- Che succede? - domanda.
- Li vedi quei due? Ho paura che vogliano farmi del male - rispondo tra le lacrime.
- Stai tranquilla: ti accompagno fino a casa. Non avranno il coraggio di avvicinarsi. In ogni caso, ho un bastone.
-E se quelli hanno una pistola?
- Vieni con me. Fidati.
- Va bene.

Il barbone mi scorta fino al portone, mentre i due rimangono fermi a osservarci, accanto alla loro auto.
- Su, prendi l'ascensore - dice il mio salvatore - io rimango qui davanti ancora qualche minuto.

Sono salva. Sotto shock. Sto tremando. Non riesco a prendere sonno.

La sera successiva il senzatetto ha sistemato il suo giaciglio accanto al mio portone.
- Hai mangiato? - gli chiedo.
- No.
- Ok, vado a prenderti una pizza.

Ho rincontrato altre tre o quattro volte quel 40enne sfiorito troppo in fretta. Gli ho dato qualche soldo con la raccomandazione di non spenderlo in alcol. Poi è sparito. Senza di lui, forse non sarei qui a raccontare questa storia. 

16 dicembre, 2014

Meditazioni e pratiche del piffero


No, sulla chat di gruppo non voglio leggere cazzate di Ho'oponopono. Assurdità del genere "se fai questo, sei così", oppure "se ti comporti in questo modo, sei colà". Mi dispiace. Questa roba la lascio a chi deve curarsi il cervello. A chi ragiona per schemi, trovando formulette per capire ciò che non comprende. Ognuno è libero di pensare come gli pare. Ci mancherebbe. Ma per favore, tenetemi fuori.

Non ho voglia di leggere diktat tipo: "Devi muoverti così, altrimenti non sai amare". Eh? Ma davvero ho bisogno di farmi spiegare da qualcuno quello che ho nel cuore? Quello che sento? Anche no. Non scherziamo. Sono in grado di arrivarci con la mia testa. L'amore non c'entra nulla con gli errori della vita. Si può pure sbagliare... nessuno è perfetto. Ma l'amore... l'amore è un sentimento - non è una relazione, attenzione - e anche se non è condiviso, non vuol dire che non esiste.

"Gli amori infelici sono quelli più puri". Quelli che non pretendono niente. Si donano e basta. A volte in silenzio, a volte buttando giù una serie di parole su un blog. Sono liberi di vivere, senza condizioni e imposizioni. Senza futuro e senza speranza. Vogliono stare per conto loro. Puri, appunto.

Perché le pseudo-regole di Ho'oponopono mi fanno incazzare? Perché le persone non sono tutte uguali e quello che provano, non lo provano allo stesso modo. Non le puoi inquadrare in uno schema prestabilito o incasellarle come ti è più comodo. Il comportamento individuale dipende dal background, non da un assioma prestampato di affermazioni. E siccome, sono stata "giudicata" secondo il metro di una corrente pseudo-filosofica del piffero, non ci sto. I motivi, i perché, sono alla base di un comportamento. Non i risultati. Perché i risultati di un comportamento sono una conseguenza, non la causa. E le cause non si modificano, perché sono il passato. Le cause sono le cicatrici: rimangono sulla pelle a ricordarci che cosa ci è successo. Vuoi capirmi? Impara a guardarmi negli occhi, con i tuoi occhi, tenendo a mente ciò che ti ho raccontato, non ciò che ti ha suggerito un libro.

Le persone vanno capite e accettate per come sono. Punto. Chi pensa di cambiare, o di poter cambiare qualcuno, è soltanto un folle. La gente non cambia con 20 anni di psicanalisi, figurasi se si trasforma con tecniche di autocontrollo e meditazioni.

Adesso, quando inizio una nuova conoscenza, la prima cosa che chiedo: "Sai che cos'è Ho'oponopono? E Vipassana?". Se la risposta è "No", la persona acquista punti ed è frequentabile. Vale la pena investirci del tempo. Se la risposta è "Sì", allora ciao. L'errore si commette una volta, non due.

15 dicembre, 2014

Un concerto alla Scala rigenera lo spirito


Il concerto di Natale alla Scala è diventato un mio appuntamento fisso
. Quasi una tradizione. Di solito, si svolge nella settimana della prima e a invitarmi è sempre la stessa azienda, puntualmente ogni dicembre. Quest'anno non sono riuscita a trovare un cavaliere (mi piace essere accompagnata da un uomo), Paolo è stato in ballo fino all'ultimo, ma alla fine ho chiesto a Chiara (ho sempre due biglietti). Poco male. Ci siamo divertite lo stesso.

Il pomeriggio, prima del concerto, non mi sentivo in ottima forma. Morale basso. Quasi quasi non ci volevo andare, pur avendo in mano i biglietti di palco (preziosissimi!). Dovevo ancora mettere a posto le unghie, comprare le calze nuove, stirare il vestito e tirare fuori il montone elegante. Ho faticato. Sul taxi, stavo per tornare indietro... ma avevo promesso a Chiara e non potevo bidonare. Non per un concerto alla Scala.

Ho fatto bene ad andarci. La serata è stata spettacolare. La musica un incanto. E così, il mio umore si è risollevato in un attimo. Sulle labbra è comparso un sorriso largo come una casa. Non so descrivere l'emozione di ascoltare quelle melodie e sentire le vibrazioni della musica nella pancia. Di stare lì, imbambolata, a nutrire le mie orecchie e la mia anima. Senza dimenticare la ciliegina sulla torta: il brindisi nel foyer, durante l'intervallo, con spumante e panettone. Il concerto ha avuto un effetto rigenerante. Da allora non sono stata più la stessa. Mi sento troppo bene e sono davvero felice. Potere della musica. Della buona musica.

14 dicembre, 2014

Le donne che rovinano la reputazione di tutte


E' comodo avere un amico che abita a un isolato di distanza
. Nel weekend, Alberto, amico e vicino di casa, mi chiede se facciamo colazione insieme, prendiamo un caffè nel pomeriggio o andiamo al cinema. E così, sabato ci vediamo dopo pranzo. Devo comprare alcuni regali e lui ha voglia di accompagnarmi.

Tra un negozio e l'altro, si chiacchiera del più e del meno. "Ho sentito la mia ex - dice lui - e mi ha raccontato di aver conosciuto uno sposato e di aver fatto sesso con lui il giorno stesso che lo ha conosciuto: sono andati in albergo. Per lei è stata un'esperienza fantastica".

Alberto la butta giù così, indicandola come una bella cosa capitata alla sua ex. Una pazzia positiva. Non sono d'accordo. "Troia la tua ex" commento. Alberto mi guarda di traverso. Un minuto di silenzio. "Pensi?" domanda lui. "Non mi sembra un comportamento da persona seria" aggiungo. Non oso esprimere altro, ossia il concetto che una donna del genere potrebbe anche averlo tradito nei 7 anni di convivenza. Ma lui ha capito lo stesso.

E poi gli spiego: "Vedi, a Milano il 90% delle donne si comporta da puttana. In questo modo, gli uomini pensano che il 100% delle donne sia formato da puttane, di conseguenza i maschi trattano TUTTE le donne da puttane. La tua ex è una di quelle che rovina la reputazione di quel 10% di donne serie come me".

Lui non fa una piega. Il mio ragionamento ha senso. Se ci pensa bene, non ho tutti i torti. A me basta ricordare Bormio e le situazioni spiacevoli vissute in autunno. Perché se l'uomo che ho frequentato, ha trovato normale mandarmi una foto hard (non mi era mai capitata una cosa simile)... è evidente che è abituato a donne leggere. "Sono tutte brave a spogliarsi".

A questo punto, Alberto mi chiede di accompagnarlo a scegliere un paio di scarpe. Si fida del mio gusto e acquista le scarpe che gli consiglio. Dopo le compere ci salutiamo con un abbraccio: entrambi abbiamo altri impegni per la serata. Lui è un omone di 195 centimetri e nell'abbracciarmi mi tira su da terra, come se fossi una piuma. Fa sempre così. Mi stringe forte e poi mi rimette giù. Sa che se ha bisogno, mi trova dietro l'angolo. Ormai, sono diventata la sua personal shopper.

10 dicembre, 2014

Ho conosciuto una famiglia felice


L'incipit di Anna Karenina è tra i miei preferiti: "Tutte le famiglie felici si assomigliano, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo". In una frase (che colpisce) è racchiusa una grande verità.

Una famiglia felice è quella in cui sono nata e cresciuta. Sono stata fortunata. Un'altra l'ho conosciuta da poco. Mi ha accolta in casa e dato affetto, pur non avendomi mai vista (aveva soltanto sentito parlare di me).
Paola, la padrona di casa, è stata gentile e comprensiva e la bimba ha preso subito confidenza. In genere, la piccola non ci avvicina agli estranei, ma ha visto dolcezza e bontà nei miei occhi, incluso la disponibilità a giocare, e mi ha considerata una sua amichetta.

Era la prima volta che incontravo Paola - sono amica del marito - e in quel breve periodo passato insieme lei ha capito tutto di me. "E' una persona pura" ha detto al marito. Incredibile. Le sono bastate poche ore per inquadrarmi. Perché è vero che ho un caratterino un po' ribelle, ma ho anche una bontà d'animo che oggi non si trova in giro. Sono trasparente (nel senso positivo della parola), mi manca la malizia, non ho nulla da nascondere. E probabilmente, come raccontavo a Gaia, non ho neanche un inconscio.

Ma alla fine, che cos'è un inconscio? Dalla definizione di Wikipedia:
"Il termine inconscio sta a indicare genericamente tutte le attività mentali che non sono presenti alla coscienza di un individuo. In senso più specifico, rappresenta quella dimensione psichica contenente pensieriemozioniistintirappresentazioni, modelli comportamentali, spesso alla base dell'agire umano, ma di cui il soggetto non è consapevole
Secondo questo concetto, sono quasi sicura di non avere un inconscio. So benissimo da cosa dipendono i miei comportamenti. A qualcuno ho provato a spiegare il mio passato e quel trauma che ha condizionato tutta la mia vita. C'è chi ha ascoltato e compreso (vedi Ale), c'è chi ha ignorato e costruito false credenze, perché tanto è più conveniente. Non importa. Se una persona vuole conoscermi veramente, ci prova. Chi è interessato alla superficie non si spende per andare oltre.

Ritornando alla famiglia felice. Le ore in compagnia del nucleo familiare sono volate, tra chiacchiere e risate. Paola non mi ha chiesto nulla di me - è una donna riservata - ha aspettato che parlassi di mia iniziativa e le ho raccontato qualcosa guardandola negli occhi. Avrei avuto tante altre cose da dirle, rispetto a quello di cui abbiamo parlato, perché lei è in gamba e sa dare consigli utili. Sarà per la prossima volta. Spero che diventeremo amiche.

09 dicembre, 2014

Il colpo di fulmine è confermato dalla scienza

Chi non crede al colpo di fulmine, deve ravvedersi. Secondo la scienza esiste ed è in grado di far innamorare una persona in un quinto di secondo. Lo rivela uno studio della Syracuse University pubblicato sul Journal of Sexual Medicine, come indica questo articolo. (Per correttezza devo dire di non essere riuscita a trovare l'abstract della ricerca). L'attimo che ti fa palpitare il cuore è legato alla produzione di sostanze chimiche e all'attivazione di 12 aree del cervello, quelle che ti regalano una sensazione di felicità al 100%. 

Posso affermare di aver provato questa sensazione. Alla vista di un uomo mi sono tremate le gambe. Ho barcollato. Stavo per svenire. Non riuscivo a connettere. Mi mancavano le parole e pensavo: "Adesso crederà che sono cretina". E' stata una bella sensazione, anche se non ha portato a una storia d'amore. Perché il tutto è accaduto soltanto a me.

Ma non sono l'unica in famiglia ad aver sperimentato il colpo di fulmine. E' capitato anche tra mia madre e mio padre. La mamma, quando ha visto papà, ha capito che lui sarebbe stato l'uomo della sua vita. Mamma non racconta volentieri i momenti del suo innamoramento, per cui ho dovuto sapere dalla zia come si è svolto il corteggiamento.

Innanzitutto, al primo appuntamento - un concerto di Mina - mamma e papà sono stati accompagnati dalle zie (mica si poteva lasciarli soli!). Nei giorni successivi mio padre ha inondato la casa di mia madre di fiori, mandando una quantità esagerata di rose.
"Non avevamo più vasi dove mettere tutti quei fiori - dice la zia - e a un certo punto li abbiamo sistemati nelle bacinelle del bucato. Non hai idea di quanti erano. Tantissimi!".

I fiori non sono stato l'unico mezzo per conquistare la mamma. Visto che mamma aveva appena finito gli studi universitari, papà ha pensato bene di mandarle un regalo per la laurea. Forse un po' eccessivo e costoso: un bracciale d'oro con rubini. Alla vista del dono, il nonno, il padre di mia madre, è andato su tutte le furie. "Come si permette quest'uomo a mandare un regalo del genere? Chi si crede di essere? Questa è una famiglia rispettabile". Mentre mamma rideva sotto i baffi.

La vicenda mi fa un po' sorridere. Altri tempi, gli anni Sessanta. Chi manda più un bracciale con rubini a una donna conosciuta da poco? Nessuno. In ogni caso, la tattica ha avuto l'effetto sperato: dopo un anno di fidanzamento, mamma e papà si sono sposati. E sono nata io.

05 dicembre, 2014

La coppia felice dorme abbracciata (anche no)


Rileggo un vecchio articolo dell'Huffington Post. Sono curiosa di scoprire il significato delle posizioni quando si dorme in coppia. Della serie, dimmi come dormi con il fidanzato e ti dirò se sei felice. L'articolo prende spunto da una ricerca scientifica su un campione di oltre 1000 persone. E già il numero dei candidati mi sembra pochino per trarre conclusioni, ma voglio capire lo stesso che cosa hanno dedotto i ricercatori. Per sapere se "inconsciamente", durante le notti accanto al mio compagno, sono stata felice. E soprattutto se lui è stato felice con me, sempre "inconsciamente".

I risultati sono pure un po' ovvi: più si sta vicini, più si sta in contatto, e maggiore è il coinvolgimento sentimentale. Ho da obiettare. Quest'affermazione non è valida soltanto per la coppia. Per esempio, un bimbo che dorme nel letto dei genitori tende ad attaccarsi a uno di loro. Da sveglio, come da addormentato, il piccolo cerca il legame e dimostra il suo amore. Fin qui nulla di nuovo.

Mi colpisce un particolare di un altro articolo che tratta sempre l'argomento. Riguarda la posizione da abbracciati. In questo pezzo c'è scritto che quando lei appoggia la testa sulla spalla di lui, lui la stringe a sé e la accarezza durante la notte, la coppia è solida e duratura. Nota personale: in questo caso, lei non chiude occhio, mentre lui ronfa. Purtroppo non è così. Ho sperimentato sulla mia pelle che la tesi è sbagliata.

Oggi, si tende a non dormire più insieme al partner. Lo dice la nuova moda. Per via degli orari diversi. Magari lui è abituato a svegliarsi all'alba e lei quando il sole è già alto. Trovo che quella di dormire in letti separati, oppure ognuno a casa propria, per una coppia sia un'abitudine poco romantica. Non c'è niente di più intimo del dormire insieme. Niente.

02 dicembre, 2014

I giudizi delle amiche aiutano a crescere

Quest'estate le amiche me ne hanno dette di tutti i colori. "Hai sbagliato qui, hai sbagliato là. E' colpa tua se è successa questa cosa. Ti sei comportata da stronza quando hai scritto quella frase. Hai una rabbia inspiegabile". Il tutto condito da qualche insulto pesante. Come quello di Enza: "Hai rotto il cazzo!" (Enza è ancora mia amica).

E sì, perché nei mesi caldi, non ho soltanto chiuso con il fidanzato, ho litigato un po' con tutti e ho allontanato due ragazze dalla cerchia delle frequentazioni.

Le amiche ti giudicano quando è il caso. Ti vomitano tutto in faccia. Non usano mezzi termini. Il loro parere (con offese) ti serve a capire gli errori e a crescere.

Infatti, non me la sono presa quando sono stata attaccata. Ho usato le critiche per migliorare me stessa. E ha funzionato. La rabbia è sparita. Ho imparato dai miei errori e sono ritornata la donna dolcissima di un tempo. Non che prima non fossi dolce, ma adesso lo sono di più. Mi piaccio di più. Mi vedo pure più bella.

Soltanto chi ti vuole davvero bene può aiutarti in questo modo. E lo accetti, perché sai che le verità scomode non sono dette per ferirti, ma per darti una mano. Sai che nascono dall'affetto di chi si preoccupa per te. "I giudizi sono come i feedback che chiedi agli altri - commenta Alessandro -: li cerchi per capire se c'è qualcosa che non va che tu non hai notato. Sono necessari. Spesso non sei in grado di accorgerti da solo dove hai preso una cantonata".

Non ho paura dei giudizi degli altri. Anzi, mi fanno bene e li desidero. Mi piace sapere che cosa si pensa realmente di me. Senza menzogne o false apparenze. Non sopporto i comportamenti di maniera.

Oggi, senza la rabbia che ho perso per strada quest'estate, sono capace di affrontare le situazioni con maggiore sicurezza. Riesco a essere ottimista nei momenti down. E uso come mantra un'affermazione di Carlotta: "E' arrivato il momento di guardare le stelle, non i cessi". Grazie girls per il supporto.